venerdì 16 gennaio 2009

E se il petrolio avesse terminato la sua discesa?

In molti mi scrivono per capire se questo sia il momento opportuno per iniziare ad accumulare sulle azioni (o indici legati alle azioni) piuttosto che sulle obbligazioni, oppure su qualche materia prima piuttosto che tenere il denaro in depositi ad alta remunerazione. Premetto che “investire” non è altro che un piano di gestione delle proprie finanze che può variare da persona a persona in base a diversi fattori che ne influenzano la scelta: capitale a disposizione, tolleranza al rischio, conoscenza di determinate procedure operative, età, obiettivi, etc etc.

Dunque, questo post non va considerato alla stregua di una sollecitazione all’investimento bensì si tratta di un’analisi del sottoscritto che abbraccia elementi sia di natura tecnica che macroecnomica. Lo strumento che andiamo ad analizzare è il petrolio.

Il greggio quotato al Nymex (la Borsa merci di New York in cui vengono scambiati appunto i contratti future sul petrolio e i suoi derivati) ha perso dallo scorso luglio 2008, mese in cui si era affacciato prepotentemente in area 150 dollari, oltre il 320% del suo valore avvicinandosi ormai a quota 30 dollari al barile. Una vera e propria discesa senza fine. Sul declino dell’oro nero ha influito moltissimo la recessione su scala mondiale che ha visto una netta frenata delle importazioni di greggio da parte di quei Paesi in via di sviluppo che stavano crescendo a ritmi vertiginosi ogni anno (Cina e India in primis).

Dal punto di vista macroeconomico, potrebbero rappresentare segnali positivi per il petrolio gli eventuali primi dati migliori delle attese nel primo semestre di quest’anno. Infatti, non bisogna ricordare che i mercati finanziari si muovono in base alle aspettative future. Quindi, non appena inizieranno a essere pubblicati dati incoraggianti dagli States è molto probabile che il quadro macro del greggio si rafforzerà decisamente.

Dal punto di vista tecnico, il petrolio quotato al Nymex (prendendo in analisi il contratto “perpetual” mini) sta atterrando su una trendline di lungo periodo molto importante che potrebbe arrestare la discesa delle quotazioni proprio in area 30 dollari. Un eventuale breakdown di questo supporto dinamico porterebbe le quotazioni addirittura verso i 20 dollari al barile.

Comunque, per chi pensa ad una ripresa dell’economia e delle Borse nei prossimi mesi, potrebbe interessarsi a questa materia prima in un’ottica di investimento di medio periodo magari attraverso un piano di accumulo su base mensile per tre mesi (con lotti fissi e possibilmente non troppo “pesanti” economicamente considerata la volatilità del sottostante). Lo strumento migliore che consentirebbe una simile scelta di investimento sarebbe l’ETC sul Petrolio quotato a Milano con la denominazione ETFs Crude Oil. Si tratta di un titolo senza scadenza emesso da una società veicolo (nella fattispecie la ETFS Commodity Securities Limited) che riflette l’andamento di un indice “sintetico” (quindi il sottostante non è direttamente la materia prima): il Dow Jones-AIG Crude Oil Sub-Index. Questo indice riflette perfettamente il prezzo dei future sul greggio WTI quotato al Nymex. Il lotto minimo di negoziazione è 1. Il titolo ha una buona liquidità e il suo codice di negoziazione è “CRUD”. Non presenta commissioni di ingresso, né di uscita, né di gestione. Solo un TER (commissione totale annua) dello 0,49%, che va calcolato in base al periodo di detenzione dello strumento. Ad esempio, se investo 3000 euro sul CRUD e mantengo il titolo in portafoglio per 200 giorni, dovrò pagare in tutto: 3000/100*0,49 = 14,7/360*200 = 8,16666 euro. Infine, l’imposta sulle eventuali plusvalenze è sempre del 12,5%. Comunque, suggerisco sempre di leggere il prospetto informativo consultabile sul sito di Borsa Italiana al link www.borsaitaliana.it/ETF.

Di seguito anche il grafico settimanale del suddetto ETC che mostra segnali di inversione…

A cura di Nicola D’Antuono – info@miniday-trading.it

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